Morto Luciano Viaro PDF Stampa E-mail

 

morto luciano viaro

Luciano Viaro, patron della Digitech e noto pilota di auto storiche, non è più tra noi.

La notizia ha sconvolto il mondo sportivo ed in particolare tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscerlo ed apprezzarlo come uomo e campione di una disciplina, l'autoregolarità, affascinante e complicata.

Si è tolto la vita con un colpo di pistola sparato all'interno della sua alfa, trovata ferma sulla carreggiata della provinciale Opicina-Basovizza.

Alla famiglia, ed in particolare al figlio Antonio, vanno le più sincere condoglianze dell'Associazione Cronometristi di Ferrara.

Di seguito riportiamo l'articolo apparso nella edizione odierna, 22.02.2011, di Bresciaoggi.

 «Ho vinto la Mille Miglia in tre continenti, in Europa, in Asia e in America»; Luciano Viaro aveva fatto un tratto distintivo dei suoi successi alla Freccia Rossa, tre nella più prestigiosa, gli altri dal Giappone all'Argentina. Perchè voleva rimarcare la differenza tra l'intenditore di auto storiche e l'appassionato dell'ultimo minuto. Lui, Luciano Viaro, se ne è andato ieri mattina. All'improvviso. Il suo corpo è stato trovato senza vita nell'abitazione di San Dorligo della Valle, piccolo centro non lontano da Trieste. Una scomparsa improvvisa che - in un rincorrersi di voci, telefonate e lacrime - ha colpito l'automobilismo storico, un mondo dai confini larghissimi ma dai rapporti molto stretti.
Luciano Viaro se ne è andato nella casa in cui gelosamente custodiva le sue grandi passioni, quella delle auto e quella delle armi: hobby che assorbivano il suo tempo libero una volta lasciato il timone, anzi, il volante, della sua azienda produttrice di sistemi di cronometraggio.
Brescia lo ricorderà a lungo: amava ripetere che la «nostra» Mille Miglia valeva poco rispetto a quella dell'epopea di Renzo Castagneto. Lui, però, la Freccia Rossa odierna, l'aveva vinta tre volte. La prima nel 2005, quindi, dopo un anno di pausa, la fantastica doppietta 2007-2008. E nelle ultime due edizioni era sempre salito sul podio.
Il prossimo maggio non sarà al via con la sua Alfa Gran Sport 1750 del '33: avrebbe dovuto essere il favorito, con una macchina straordinaria. Ha salutato tutti in una fredda mattina di febbraio: l'addio alle corse l'aveva dato alla Winter Marathon un mese fa. Ora non gli resta che vincere anche lassù, come in Italia, Giappone e Argentina. In cielo troverà anche i piloti della Mille Miglia storica dai quali potrà farsi raccontare ciò che avrebbe sempre voluto sapere, di auto, uomini e motori. Agli appassionati resteranno le immagini della sua concentrazione in gara, della scalata al Terminillo nella nebbia e nella neve, resteranno le sue analisi tecniche e la sua dialettica che non ha mai risparmiato nulla a nessuno facendolo diventare, spesso, un personaggio «scomodo». Resta una cartolina: lui e la sua Alfa Romeo rossa con il Cavallino Rampante e la Freccia Rossa.


 

 

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